Fa' ciò che vuoi

domenica 4 dicembre 2016

L'epopea di Gilgamesh

Tra le fantastiche invenzioni dei Sumeri, vi è anche questa bellissima storia. Gilgamesh è il primo grande eroe dell'umanità.


Gilgamesh era il re sumero della città di Uruk. Guerriero crudele, era per due terzi divino e per un terzo mortale e teneva sotto il suo dominio tutto il popolo. Gli dei, dunque, per punirlo, decisero di creare un uomo in grado di contrastarlo, Enkidu. Enkidu venne creato dall’argilla ed era potentissimo.
I due si scontrarono, ma nessuno ebbe la meglio. Colpito dalla forza di Enkidu, Gilgamesh strinse con lui un patto d'amicizia. Accresciuta ulteriormente la sua fama con l'amicizia di Enkidu, Gilgamesh
venne corteggiato da Ishtar (la dea della bellezza, ma anche della guerra e della distruzione), che lo vorrebbe come sposo, estasiata dalle sue doti di guerriero e dalla sua fama.
Gilgamesh però la rifiutò. Ishtar si vendicò inviando ad Uruk il Toro del Cielo e l'animale provocò la morte di schiere di giovani, per cui Enkidu afferrò il toro per le corna e Gilgamesh gli infilò la spada tra le corna, uccidendolo. Ishtar allora salì sulla grande muraglia di Uruk e maledisse Gilgamesh e il suo amico.
Enkidu il giorno dopo si ammalò e dopo dieci giorni morì. Gilgamesh piangeva e vagava disperato per le lande e le pianure, infine decise di andare alla ricerca di Utnapishtim, colui che gli dei avevano reso immortale.
Gilgamesh, per far tornare in vita il suo amico Enkidu, avrebbe voluto ottenere da Utnapishtim il segreto della vita.
Gilgamesh giunse quindi ai grandi monti Mashu in Kurdistan, i cui picchi sono alti quanto il muro del cielo ed i suoi poggi scendono giù fino agli inferi, alle sue porte fanno da guardia gli uomini scorpione. L'uomo scorpione gli permise di varcare la porta della montagna, co-sa che non era mai stata concessa a nessun mortale. Dopo aver per-corso dodici leghe completamente al buio, Gilgamesh giunse al giardino degli dei (nell’attuale Iran). Qui incontrò Siduri, la dea del commercio. Lei gli sconsigliò di proseguire poiché nessun uomo era mai riuscito a varcare l'Oceano, al termine del quale avrebbe trovato Utnapishtim.
Gilgamesh non si arrese. E riuscì a traversare il mare da solo, dopo giorni e giorni di viaggio. Finalmente arrivò di nuovo sulla ter-raferma (nell’odierno Qatar). Qui incontrò l’anziano saggio che per tanto tempo aveva cercato. Quando lo vide gli chiese il segreto per l’immortalità.
La delusione di Gilgamesh fu, però, grande: il saggio gli rispose che la morte è inevitabile per l'uomo che, prima o dopo, dovrà lasciare questo mondo. Gilgamesh, ormai senza speranze, si dette per vinto quando Utnapishtim, impietosito, gli rivelò che almeno esisteva un'unica possibilità per non invecchiare: mangiare una pianta rarissima che si trovava in fondo al mare.
Gilgamesh si tuffò subito alla ricerca del prezioso vegetale e, dopo averlo trovato, decise di riposarsi sulle rive di un ruscello. Al suo risveglio, scoprì che la pianta tanto preziosa era stata mangiata da un serpente, che dopo averla mangiata aveva cambiato pelle. Sconfitto, tornò così ad Uruk, la sua città.
Era però diventato un uomo diverso da quando era partito, perché aveva capito
l'importanza di vivere a pieno e degnamente la nostra esistenza, anche se a noi mortali è preclusa l'eterna giovinezza.